Quando il termine 'privacy' viene menzionato nel contesto dell'email, molti lo associano immediatamente ai concetti di assoluta segretezza, impermeabilità alla sorveglianza, figure come Snowden e programmi come Prism. Anche se queste nozioni possono essere accattivanti, è importante riconoscere che la maggior parte delle persone non è coinvolta nello spionaggio, nel traffico di droga o nelle comunicazioni militari.
Il discorso sulla privacy ha subito una svolta. Oggi, il principale descrittore associato ai provider di posta elettronica è la "privacy". Abbiamo bisogno di privacy, ma non necessariamente da enti come la NSA, la CIA, l'FBI o le nostre agenzie nazionali per la sicurezza informatica. È fondamentale mantenere la tracciabilità dei criminali, un compito che spesso viene svolto tramite il tracciamento degli indirizzi IP e degli accessi alla rete.
La questione della privacy che merita la nostra attenzione riguarda più colossi aziendali come Google e Microsoft. Quando utilizziamo i loro servizi di posta elettronica, ottengono informazioni sui nostri partner di comunicazione, sul contenuto dei nostri messaggi e sui metadati associati, tra cui la posizione, le informazioni sui clienti e i dettagli del dispositivo. Sebbene ciò possa sembrare irrilevante a prima vista, l'accumulo di tali dati su scala globale, come si è visto con Google e Microsoft, che controllano l'80% del mercato globale della posta elettronica, non solo conferisce loro lo status di gatekeeper, ma permette anche loro di accumulare enormi quantità di informazioni relative a movimenti politici, segreti commerciali e comunicazioni su una scala senza precedenti. Nessun governo dovrebbe esercitare poteri così ampi, e certamente, nessuna entità corporativa dovrebbe mai detenere un tale dominio.
La preoccupazione diventa ancora più pressante nell'era dei grandi modelli linguistici. Abbiamo raggiunto un punto in cui tutte le comunicazioni via e-mail possono essere esaminate ed elaborate da sistemi automatizzati, e non sorprende che i leader tecnologici in questo campo siano Google e Microsoft. Purtroppo, la legislazione è spesso molto indietro rispetto allo stato attuale delle cose. Entrambi i provider sostengono che i dati delle email non vengono utilizzati per scopi pubblicitari, ma vengono invece sottoposti ad analisi automatiche per il filtraggio dello spam. Tuttavia, è essenziale riconoscere che questo processo di filtraggio dello spam comporta un esame approfondito del contenuto del messaggio, portando all'accumulo di conoscenze derivate da esso. In sostanza, la posta elettronica, come la intendiamo attualmente, verrebbe resa impraticabile senza filtrare lo spam, lasciando gli utenti senza scelta.
Lo stato attuale dei sistemi di posta elettronica può far sentire gli utenti un po' come degli ostaggi. Il tentativo di auto-hosting di un sistema di posta elettronica richiede spesso l'approvazione dei gatekeeper, che in questo caso sono i principali fornitori di servizi di posta elettronica. Anche se si riesce a proteggere indirizzi IP affidabili, possono comunque incontrare difficoltà nell'accettare e consegnare i propri messaggi in modo affidabile.
Questa situazione evidenzia la natura centralizzata dei servizi di posta elettronica e il notevole potere esercitato da una manciata di grandi provider. Evidenzia anche le difficoltà che gli individui e le entità più piccole affrontano nel cercare di riprendere il controllo delle loro comunicazioni di posta elettronica. Trovare alternative valide o promuovere cambiamenti nella struttura dei servizi di posta elettronica può essere un passo essenziale per garantire una maggiore autonomia e privacy nelle comunicazioni via e-mail.